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Impianto di climatizzazione: umidità relativa

Il condizionamento di grandi ambienti di vendita presenta una problematica particolare rispetto ad altri esercizi commerciali, legata alla massiccia presenza di vetrine e banchi frigoriferi, il cui consumo di energia elettrica può arrivare ad incidere fino al 50% dell’intero ammontare della bolletta elettrica.
Il consumo di questi apparecchi è proporzionale al valore dell’umidità relativa presente in ambiente e quindi il mantenimento di quest’ultima sui valori normalmente usati nell’impiantistica civile (50-60%) contrasta con l’esigenza di minimizzare il carico sulle batterie degli espositori refrigerati, carico che è fortemente influenzato proprio dal valore dell’umidità relativa.
È consuetudine sviluppare soluzioni progettuali che prevedono il mantenimento dell’umidità relativa ambientale tra il 45 e il 50%, in modo da ridurre il consumo degli espositori, senza tuttavia compromettere lo stato di conservazione delle derrate esposte.
È noto infatti che mantenendo in ambiente un’umidità relativa inferiore, le derrate più deperibili, come verdure e carni, sono soggette a fenomeni di essiccamento che ne peggiorano notevolmente le qualità organolettiche , con conseguenze negative sulle vendite.
Abbassando al  45 – 50% l’umidità ambiente si riduce inoltre la formazione di condensa sulle pareti esterne degli espositori, nonché sulle porte vetrate dei mobili refrigerati chiusi, e quindi su riduce anche il consumo di energia elettrica necessaria al riscaldamento di tali superfici per evitare che il fenomeno si verifichi.
Gli impianti e gli apparecchi di condizionamento tradizionali non sono progettati per poter  mantenere in ambienti tassi di umidità relativa così bassi, ma possono essere forzati ad ottenerli facendo loro produrre aria  a temperature molto basse , le quali costringono ad usare sistemi di post riscaldamento ceh riducono l’efficienza energetica e introducono complicazioni nell’impianto.