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Industria e distribuzione a confronto a Milano

conadLa crisi continua a picchiare duro su i consumatori, influendo in modo significativo sui budget di spesa e costringendo  i player del settore a trovare soluzioni adeguate per mantenere competitività e tornare a crescere. A partire dall'innovazione, dall'e-commerce, dall'internazionalizzazione. Di questo si è parlato a Milano nell'ottava edizione el "Consumer&Retail Summit", evento che rappresenta ogni anno un importante momento di aggiornamento e di analisi strategica per il mondo dell'industria di marca, della distribuzione e dei consumi. Nella sessione mattutina, tra i vari interventi, quello di Graziano Fiorelli, vicepresidente di Confcommercio nonché presidente di Assofranchising. che ha sottolineato che "al di là della situazione macroeconomica, il vero problema è che oggi tra la gente c'è sfiducia nel domani, basti vedere l'esito degli 80 euro in busta paga. Bisogna ridare fiducia alla gente, ma non è affatto facile considerando che i consumi obbligati cresciuti del 9% dal '92 ad oggi (dal 32 al 41%). Farsi ascoltare da questo governo non è semplice, l'unica vera speranza per uscire da questa situazione è che l'Europa si convinca a fare una politica più orientata alla crescita". Per quanto riguarda il tema specifico del convegno, Fiorelli ha evidenziato che "serve un ammodernamento dell'apparato distributivo italiano, oggi caratterizzato da un esercito di 550mila punti vendita al dettaglio indipendenti. Il commerciante indipendente presto da solo non ce la farà più e dovrà muoversi verso la specializzazione continua e l'unione in sistemi a rete per professionalizzarsi e acquisire le nuove tecnologia a costi accessibili creando una massa critica che generi quelle economia di scala che consentono di restare sul mercato". Interessante anche l'intervento di Francesco Pugliese (nella foto), presidente di Adm e amministratore delegato Conad, che ha sottolineato che "la crisi nel mondo del largo consumo è partita nel 2006 e da due anni non c'è crescita nella GDO neanche con la nuova aperture. Segnali veri di miglioramento non riesco a vederne, visto che sono diminuiti i consumi discrezionali, gli unici che possono favorire i consumi interni, e c'è un tasso di disoccupazione elevatissimo, in alcune aree peggiore di quello del nord Africa". "Per i consumi – ha continuato Pugliese - servono le famiglie, ma i matrimoni calano e i giovani se ne vanno. Siamo dentro al precipizio, non sull'orlo. La realtà è che i consumi si producono con il lavoro e per creare lavoro nuovo servono gli investimenti, ma  lo Stato ha troppo debiti e le imprese hanno una struttura che si sta massacrando con oneri talmente elevati che orami conviene più investire in Bot. C'è qualche segnale positivo dal governo ma si deve fare molto di più, servono agevolazioni fiscali per gli investimenti". (fonte: Confcomemrcio)